Vestibolo delle cacce

Sulle pareti del Corridoio o Vestibolo delle cacce vi erano quattordici scene di cacce, alternate a vasi con festoni e frutti o a putti di fronte o di spalle in atto di sorreggere la trave, interposti fra due vasi. Di questi soggetti minori, già molto deteriorati, durante le operazioni di distacco fu possibile recuperare solamente due putti e due vasi. Vi erano, inoltre, due allegorie, La Scultura, affiancata da una testa di vecchio e da una di donna entro nicchie, e La Pittura, in mezzo a due teste di donna. 

Degli scomparti delle cacce, uno era giĂ  distrutto prima del 1840, mentre altri due (Caccia alla gru e Caccia al cinghiale) poco dopo il distacco furono donati da Francesco Diana a un cugino e sono ad oggi dispersi.

Le restanti undici cacce, insieme alle due allegorie e ai due putti, seguirono la linea ereditaria dei conti Masolini, e nel 1945 furono donati alla Pinacoteca dal marchese Pio Rosselli del Turco. 

I rimanenti soggetti minori sono suddivisi fra la Collezione Lucchesi Salati di Bologna e una collezione privata veneziana.

I precedenti figurati a cui si ispirano le Cacce sono le incisioni del fiorentino Antonio Tempesta (1555-1630) della “Serie delle cacce”. Proprio alla luce di tale rapporto, nel settembre 2023 Sandra e Alberto Alberghini hanno donato alla Civica Pinacoteca la raccolta di incisioni ad acquaforte di Antonio Tempesta “Diverse cacce d’animali, 1609”, contenente nove incisioni e un frontespizio.

L’originalità del Guercino si vede anche quando le scene sono riprese dalle incisioni, perché sono rielaborate e rivitalizzate dalla sua pittura. I fregi più belli, spontanei e armoniosi, quindi sicuramente e integralmente autografi sono la Caccia al cervo e al cinghiale, la Caccia alla volpe e alla lepre, la Caccia agli uccelli con le reti,  le due allegorie della Pittura e della Scultura  e i due putti che reggono la trave, che  richiamano alcune soluzioni realizzate dai Carracci nei palazzi di Bologna.